giovedì 26 novembre 2015

Osijek nella rete dei borghi europei del gusto

L'Ente Turistico di Osijek è stato invitato a partecipare alle iniziative di informazione della rete dei borghi europei del gusto.Una delegazione del segretariato internazionale incontrerà i rappresentanti della Città nella prima settimana del mese di dicembre.
Osijek (in ungherese Eszék, in tedesco Esseg) è il capoluogo della regione di Osijek e della Baranja, sede universitaria. È situata a 90 m s.l.m. sulla sponda sud della Drava.
Con suoi 128.095 abitanti, Osijek è la quarta città della Croazia.
Fu insediamento militare romano a partire dalla prima metà del I secolo sotto la dinastia giulio-claudia. Qui risiedette l'unità ausiliaria romana dell'Ala II Hispaniorum Aravacorum, sostituita sotto i Flavi con la cohors II Alpinorum equitata, che qui rimase fino a Traiano.
Il nome latino dell'antico insediamento romano era Mursa, divenuta sotto Adriano colonia romana.
La città è stata pesantemente coinvolta nella guerra in Croazia dal 1991 al 1995 e nei bombardamenti che hanno colpito varie zone della città dall'agosto 1991 al giugno 1992 . Finita la guerra, è iniziata una opera di ampia ricostruzione e di restauro del patrimonio storico - architettonico della città .

mercoledì 5 agosto 2015

Il progetto Collinando sceglie la propria sede operativa presso l'Agriturismo Moro Barel a Confin di Vittorio Veneto

A Laboratorio Europa, nelle colline di Susegana, si erano incontrati i borghi dell'Azione Collinando,
nel quadro delle iniziative di informazione del progetto 'Comunicare per Esistere 2015', promosso dalla rete dei borghi europei del gusto e dall'associazione l'Altratavola.
La buona cucina della Trattoria da Checco a Colfosco di Susegana (giusto sul Colle della Tombola) aveva sottolineato l'evento.
I Colli Bolognesi sono la classica meta per una gita fuori porta con sosta in trattoria, complici anche gli ottimi vini. Nelle guide turistiche se ne parla per i numerosi elementi d’interesse tra arte e storia.
A un tiro di schioppo dalla città ci si ritrova immersi nella pace della campagna e non importa quale sia la stagione per restarne incantati; per la buona tavola ci sono trattorie e agriturismi a tenere alta la tradizione della cucina bolognese; quanto ai vini, basti citare il Pignoletto, assurto alle migliori quotazioni enologiche, capofila di una produzione di prim’ordine; non manca una sorpresa, il tartufo bianco di Savigno, con tutto quello che ne può conseguire in fatto di soddisfazioni gastronomiche. Per mettersi la coscienza in pace i Colli offrono anche belle opportunità di turismo culturale.
Monselice e i Colli Euganei sono stati inseriti nel circuito, dopo l'ultima visita gustosa di Bruno Sganga (giornalista ed enogastronomo, ideatore e conduttore delle trasmissioni televisive  La verità nel piatto e Millanta), e la tappa all'Osteria La Campana.
San Marino ha 'raccontato', grazie all'intervento di un giornalista romagnolo doc, le proprie eccellenze enogastronomiche.
Il Collio Sloveno (Brda), dopo una visita dei comunicatori e giornalisti della rete dei borghi europei del gusto, si è presentato con la cartella stampa curata direttamente dall'Ente Turistico di Brda.
L'Ente del Turismo di Buje (Croazia) ha accompagnato gli incontri proponendo il moscato di Momiano, sede, in novembre, di una festa internazionale di San Martino.
Il Consorzio Turistico Terre Ciociare ha raccontato le eccellenze di un territorio benedetto, mentre
la Sicilia si è presentata con le colline di Enna.

Vi sono alcuni tratti comuni a tutte le esperienze : fin dall’antichità le colline sono sempre state abitate. Il clima favorevole e i dolci pendii favoriscono l’agricoltura e l’allevamento. Ci sono numerosi pascoli che permettono un fiorente allevamento di bovini al nord, ovini e caprini al centro e al sud. Il turismo è assai sviluppato grazie al clima mite, alle bellezze paesaggistiche e ai numerosi centri storici che sorgono in molti paesi collinari. Oggi molti italiani ed europei trascorrono momenti di relax in agriturismi: casolari immersi nella natura che offrono cibi e specialità della zona.
L’agricoltura è molto sviluppata: olivi, viti, alberi da frutto e cereali sono molto apprezzati anche all’estero. Per poter coltivare anche sui pendii più ripidi, l’uomo ha costruito terrazzamenti: gradoni rinforzati con muretti di pietra.

Il circuito Collinando ha eletto la propria sede operativa presso l'Agriturismo Moro Barel di Confin di Vittorio Veneto, che ospiterà gli anteprima di informazione di Comunicare Per Esistere, Stati generali della Comunicazione Territoriale, che si terranno in Istria, in settembre.

giovedì 26 marzo 2015

A Marcon, per la presentazione del percorso lungo lo Zero, per Comunicare per Esistere 2015

Elisa Pasin in StoriAmestre così scrive :
Dopo un ripido e turbolento salto d’acqua lo Zero sembra “rasserenarsi”, muovendosi pacato verso il borgo del Colmello, appartenente al Comune di Marcon (provincia di Venezia). Giunge, quindi, a Marcon, dove, rettilineo e anonimo, lambisce la chiesa di San Giorgio e si dirige verso la frazione di Bonisiolo dov’è possibile ancora oggi scorgere un vecchio mulino in disuso dal 1950 circa, anche se il fiume in quel tratto è stato deviato tra il 1970 e il 1971.
Immagine in linea con il testo
Ponte sullo Zero in via Zermanesa a Marcon.
Di questo mulino restano, a testimonianza della sua funzionalità, alcuni ruderi come l’arco sotto cui scorreva l’acqua del fiume. Qui ho potuto constatare come il letto del fiume si allarghi e le sue acque si facciano più tranquille e come cambi, anche se parzialmente, la vegetazione che attornia i suoi argini che si arricchisce di canne palustri.”

E proprio a San Liberale di Marcon si svolge uno stage di informazione presso l'Agriturismo Nonna Rina, per presentare il percorso de I Mulini del Gusto, unità tematica del progetto 'Comunicare per Esistere 2015',promosso dall'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del gusto e dall'Associazione l'Altratavola.

Lo Zero (Zero/'zɛro/ in veneto) è un fiume di risorgiva del Veneto.
Nasce tra San Marco e Campigo, non lontano da Castelfranco Veneto. Scorre attraverso la bassa provincia di Treviso (anche se un breve tratto iniziale è sotto quella di Padova) procedendo grossomodo in direzione sud-est; entra infine nella provincia di Venezia a Quarto d'Altino e si getta nel Dese praticamente in corrispondenza della sua foce nella Laguna Veneta poco a sud-est dell'odierna Altino. Durante il suo corso, tocca gli abitati di Badoere, Zero Branco, Mogliano Veneto e Marcon. Tra i vari canali e fossi che vi si immettono, il principale è il rio Vernise, che affluisce da destra poco dopo il centro di Zero Branco.
Il nome, anticamente scritto Iarius, Iarus o Zayro, deriverebbe dal personale di un colono romano (Darius e simili) a cui erano affidate le terre circostanti. Originariamente sfociava nel Sile, ma dal 1532 il tratto finale fu modificato artificialmente, portando all'attuale situazione.
Il suo bacino idrografico ricadeva nelle competenze del consorzio di bonifica Dese-Sile, di recente assorbito dal consorzio di bonifica Acque Risorgive.

Mulini
Lo sfruttamento delle sue acque permise la costruzione di numerosi mulini sin dal medioevo, alcuni dei quali funzionarono a pale sino agli anni sessanta del Novecento. La maggior parte di queste strutture furono aperte a partire dalla metà del XVI secolo quando, attraverso il canale artificiale di San Marco ed una roggia, fu aumentata la portata del fiume sottraendo grosse quantitativi d'acqua al Sile.
Sappiamo che nel 1678 erano funzionanti lungo il percorso dello Zero otto mulini, per un totale di diciassette ruote. I più antichi erano i mulini "Contarini" di Levada e "Tiveron" di Sant'Alberto, risalenti al Cinquecento. Quindi, scendendo verso la foce, si incontravano il mulino di Sant'Alberto (1667, sempre dei Contarini). Giunti a Zero Branco, si incontrava il mulino dei Grimani (seconda metà del XVII secolo, ricostruito nel 1727). Poi il mulino di Campocroce, il mulino del Terraglio a Mogliano (1663, appartenente al medico Francesco Brachi). A Marcon si trovavano invece il mulino dei Priuli, demolito nell'Ottocento, e il mulino Bonisiolo: già proprietà delle monache di Santa Caterina di Venezia, ha funzionato sino al 1970.