L'extra vergine d'oliva San Rocco tra i migliori olii d'oliva del mondo.
martedì 16 luglio 2013
L'extra vergine d'oliva San Rocco tra i migliori oli d'oliva del mondo
L'extra vergine d'oliva San Rocco tra i migliori olii d'oliva del mondo.
Uno stage multimediale al San Rocco di Verteneglio
L'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto farà tappa
a Verteneglio (Croazia), al San Rocco, per realizzare uno stage della
trasmissione multimediale l'Italia del Gusto.
La tradizione, le fragranze e i sapori dell'Istria, l'ambiente familiare hanno portato l'albergo e il ristorante San Rocco all'apice della scena istriana e quella croata.L'albergo San Rocco si trova in collina, immerso nelle tradizioni, nel tipico villaggio istriano di Verteneglio-Città del vino, da dove in pochi minuti attraverso i campi circostanti e la natura si può raggiungere il mare.
Per quattro anni consecutivi l'albergo San Rocco è stato premiato come miglior albergo a conduzione famigliare della Croazia (2007, 2008, 2009 e 2010) e nel 2011 ha ricevuto un premio speciale.
Storia dell'Albergo
Il ristorante San Rocco fa parte della rinomata associazione Jeunes Restorateurs d'Europe e si colloca all'apice della gastronomia istriana e quella croata.
Nella cantina di una volta dove in grandi botti di rovere fino a qualche anno fa riposava l'orgoglio di famiglia- la malvasia istriana, oggi si trova uno dei ristoranti più famosi in questa regione. Frutto della ricerca basata sulla tradizione, nel ristorante vengono presentati i migliori piatti di pesce dell'Adriatico, tartufi, funghi abbinati ai migliori vini locali e internazionali. Oltre ad una ricca carta dei vini con più di 200 etichette, il ristorante San Rocco offre una carta degli oli d'oliva istriani. Nei menu stagionali si raccomanda all'ospite il miglior olio da abbinare con i piatti selezionati. Il ristorante puo' allo stesso tempo servire da 25 a 30 ospiti. Durante l'estate gli ospiti hanno il privilegio di vivere la bella atmosfera sul terrazzo all'aperto accanto alla piscina e al parco.
Pubblicato da
giorgio dalla barba
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22:16
La tradizione, le fragranze e i sapori dell'Istria, l'ambiente familiare hanno portato l'albergo e il ristorante San Rocco all'apice della scena istriana e quella croata.L'albergo San Rocco si trova in collina, immerso nelle tradizioni, nel tipico villaggio istriano di Verteneglio-Città del vino, da dove in pochi minuti attraverso i campi circostanti e la natura si può raggiungere il mare.
Per quattro anni consecutivi l'albergo San Rocco è stato premiato come miglior albergo a conduzione famigliare della Croazia (2007, 2008, 2009 e 2010) e nel 2011 ha ricevuto un premio speciale.
I membri della famiglia Fernetich, proprietari dell' albergo,Tullio,
Rita, Teo, Luana e Rocco saranno a vostra disposizione per farvi vivere
un soggiorno sereno in un ambiente d'impareggiabile bellezza, intimita
ed eleganza.
Da un'antica proprietà di contadini, seguendo i più rigorosi criteri di recupero e restauro, e' sorto un esclusivo impianto turistico, dotato di tutti i comfort e contenuti richiesti dai più moderni standard europei di un albergo a quattro stelle. L'albergo è composto da tre edifici. Il primo è quello dove una volta si trovava la casa padronale, il secondo fungeva da stalla del bue istriano (Boškarin) mentre nel terzo i contadini deponevano con cura gli attrezzi da lavoro e i carri. Anche se si trova nel centro di Verteneglio, l'albergo è circondato da un grande parco e ulivi dove gli ospiti possono godere la pace e la tranquillità leggendo un libro all'ombra o semplicemente sonnecchiando cullati dai suoni della natura incontaminata. |
Nella cantina di una volta dove in grandi botti di rovere fino a qualche anno fa riposava l'orgoglio di famiglia- la malvasia istriana, oggi si trova uno dei ristoranti più famosi in questa regione. Frutto della ricerca basata sulla tradizione, nel ristorante vengono presentati i migliori piatti di pesce dell'Adriatico, tartufi, funghi abbinati ai migliori vini locali e internazionali. Oltre ad una ricca carta dei vini con più di 200 etichette, il ristorante San Rocco offre una carta degli oli d'oliva istriani. Nei menu stagionali si raccomanda all'ospite il miglior olio da abbinare con i piatti selezionati. Il ristorante puo' allo stesso tempo servire da 25 a 30 ospiti. Durante l'estate gli ospiti hanno il privilegio di vivere la bella atmosfera sul terrazzo all'aperto accanto alla piscina e al parco.
Nel regno del Moscato a Momiano di Buie (Croazia)
Nel regno del Moscato
26.07.2013
Momjan (Buje)
Rassegna e degustazione del moscato
Incontro tra arte e Moscatto con degustazione di moscato momianese
Informazioni:
MO Momjan, Vino momilianum, TZ BujeMomiano
La
bella Momiano è situata in cima ad una
collina con una vista sulle incantevoli bellezze
della natura. Questo luogo romantico scrive la propria storia in molti
documenti, edifici e leggende , ma anche attraverso
la sua peculiarità enologica per la quale è segnata sulla
mappa degli intenditori di vino. Il moscato di
Momiano è unico nel suo genere al mondo. Grazie alla posizione e al
microclima, i vigneti locali e i famosi viticoltori
producono il famoso oro liquido dal sapore e profumo prorompente.
Proprio
in questo territorio sono nate le prime osterie in
Istria, che ancora oggi offrono una ricchezza di sapori e profumi creati
con amore e arte nelle loro taverne, ristoranti e
agriturismi.
Momiano
è suddivisa in Momiano Alta e Bassa.
Entrambe rappresentano il mistero e la bellezza
dell'architettura medievale, ma ognuno vanta le proprie perle – Momiano
Bassa con la chiesa di San Martino del XV secolo e
Momiano alta con l’antico castello del XIII secolo, costruito
su una rupe che per secoli ha difeso e protetto il
suo popolo. Oltre all'abbondanza di siti storici, ottimi vini e
specialità
culinarie, il momianese è una zona dalla natura
bellissima e dalla ricca fauna che abbonda di varia selvaggina ma anche
di un gran numero di uccelli canterini protetti e
non protetti che rafforzano l’immagine di Momiano come di una
cittadina fiabesca.
Storia
Momiano
ebbe origine in epoca preistorica quando
qui fu costruito il forte in cui abitarono le
diverse tribù nell'età del bronzo e del ferro. Fu abitata anche
in epoca romana quando la fortezza era conosciuta
come Castrum Mammilianum. Nel VI secolo iniziarono gli attacchi dei
barbari.
Con l'arrivo dei Franchi nell’ VIII secolo arrivò
anche il sistema feudale. Nel IX secolo l'intera area fu governata
dal patriarca di Aquileia, sotto il quale rimase
fino al XIII secolo. Momiano fu citata per la prima volta nei
registri nell’anno 1035 mentre il suo famoso
castello fu nominato nel 1234. Allora il potere fu consegnato
al padrone di Devin che costruì un castello con
quattro torri e un ponte levatoio. Momiano passò poi alla famiglia
tedesca dei Raunicher che ricostruì il castello
dopo l'attacco da parte di Venezia. Due secoli più tardi Momiano
fu nelle mani della famiglia Rota di Bergamo. A
Momiano è stata ritrovata anche una delle due copie dell’Atto
di confinazione dell’Istria, famoso documento del
XVI secolo sui confini del territorio. Tutto il Medioevo fu
caratterizzato
da intense opere edili e da numerose battaglie. La
famiglia Rota rimase a vivere nel castello fino al XIX secolo, quando
Momiano ottenne lo status di comune rurale. Dopo il
dominio dell'Austria, quando si svilupparono l'agricoltura e il
commercio,
il governo italiano portò la repressione e un
periodo difficile dal quale la popolazione si liberò appena dopo
la seconda guerra mondiale, quando furono annessi
alla Jugoslavia e poi alla Repubblica di Croazia nel 1991.
Raccomandiamo
Il
castello di Momiano - costruito nel XII
secolo su una rupe, aveva 4 torri, delle quali oggi
è rimasta soltanto una, e il ponte levatoio. Sono ancora
visibili i resti di mura, torri, il portale con la
volta e due grandi stipiti in pietra
Il centro storico – si sono salvate molte
ricche case borghesi di particolare architettura come ad esempio la casa Rotta del XVII secolo
La
chiesa parrocchiale di San Martino – del
XV secolo, con cinque altari, una preziosa statua
lignea della Beata Vergine Maria e la custodia in un pilastro in rilievo
del XVI secolo
La Chiesa di San Pietro e la Chiesa di San Giusto
- sono state costruite nel XVIII secolo
La Chiesa di San Pietro, Sorbara - costruita nel
XIV secolo, con pregevoli affreschi e graffiti glagolitici del XV secolo
La cascata e l'abisso Butori - situate sul fiume
Argilla, sono di una bellezza unica
Il moscato di Momiano - varietà di vino autoctona,
unica al mondo, di gusto e profumo pregiato
Due parole su Verteneglio (Croazia)
A prima vista discreta e chiusa, la verde Verteneglio (Brtonigla) si rivela pian piano, e coloro che imparano a conoscerla, difficilmente riescono a resistere al suo fascino. Offre il meglio dell'entroterra istriano – parchi e grotte naturali, colli pittoreschi, una ricca flora e fauna, mentre le chiesette e le cappellette ben conservate testimoniano i tempi passati.
Ettari di vigneti e uliveti sono avvolti da sentieri che portano verso i prati e i boschi, al centro della natura pulsante che inalterata vive lontano dalla calca tipica della civiltà moderna. Questo è il luogo degli eccellenti vini e degli oli d'oliva – una serie di cantine di famiglia e locali adibiti a degustazione invitano i viaggiatori a scoprire la forza autentica della vita del luogo.
A Verteneglio troverete il rinomato San Rocco, un hotel a gestione familiare che vanta il prestigioso titolo di miglior hotel in Croazia, combinando un alloggio eccezionale con un'ottima cucina casereccia.
Ubicata a solo una decina di chilometri dalla costa, Verteneglio è una vera oasi per ogni viaggiatore esigente del XXI secolo che desidera un riposo di qualità.
lunedì 15 luglio 2013
Il 65° compleanno della Comunità degli Italiani di Dignano
Un evento emozionante, con interventi storici, concerto di musica classica, contemporanea e canti popolari,
per un impegno che si rinnova nel tempo.
C.I.C. "Lorenzo Forlani" venne ufficialmente aperto nell'estate del 1948, dopo la formazione delle sezioni corale, filodrammatica e folcloristica avvenuta tra il 1945 e il 1947. Fondatori Giovanni Demarin e Antonio Gorlato, che fu poi il primo presidente del sodalizio. Da allora si sono succeduti nella dirigenza Antonio Geissa, Gildo Biasol, Mario Bonassin, Sergio Delton, Lidia Delton, Anita Forlani. Nel 1971, subito dopo da XIV Assemblea dell'UIIF, il CIC si e trasformato in Comunita degli Italiani, attualmente diretta da una Giunta esecutiva di 7 membri, presieduta da Marta Manzin e da un'Assemblea di 27 membri presieduta da Carla Rotta, che rappresenta la CI . La CI dispone di una nuovissima sede, situata nella piazza principale della Citta'di Dignano in un imponente edificio storico Palazzo Bradamante. Nella stessa sede, il fiduciariato del CONI per la Croazia (UI), ufficialmente aperto il 19 gennaio 1997. La biblioteca comprende oltre 2000 volumi. Le attrezzature a disposizione sono: televisore con videoregistratore, computer con stampante, fotocopiatrice, impianto di amplificazione, radioregistratore, diaproiettore, videocamera, cucitrice elettrica, pianoforte a coda e una quarantina di strumenti per il complesso bandistico.
L'attivita artistico culturale dei soci si svolge attraverso le seguenti sezioni: coro misto (38 elem.), folclore (40 elem.), banda di ottoni (35 elem.), recitatori/filodrammatica (10), minicantanti (15), musica leggera (8), arte figurativa (15), ricerche storico etnografiche (10), tecnica (6), sportiva con pallavolo, calcetto, aerobica (30), scacchi.
Azioni e iniziative particolari della CI:
"I Circoli cantano" (gara canora regionale realizzata a tappe negli anni '60) - "Ex tempore internazionale di pittura", realizzata dalla sezione giovanile e giunta alla XIII edizione. - Torneo internazionale di scacchi "Coppa Loranzo Forlani", giunto alla XXVIII edizione. - "Lo sport in Piazza" (per bambini e giovani) manifestazione giunta alla IV edizione. Periodica organizzazione di mostre etnografiche sulla cultura locale e di serate letterarie. A seguito dell'attivita di ricerca storico-etnografica , la CI ha pubblicato diverse monografie: "La mia citta cento anni fa", "Personaggi illustri del mio paese natio: Giovanni Andrea Dalla Zonca", "I caduti dignanesi della L.P.L." , "Razonando de tere e groumasi", "Sui casteleri", "Avi", "La pietra a Dignano", "L'arte del ferro battuto", "50 anni di attivita". In collaborazione con UI-UPT ha pubblicato il volume "Le casite, un censimento per la memoria storica" e "AVI, alberi genealogici della gente dignanese." E' in fase redazionale la pubblicazione degli atti del convegno scientifico su "Bartolomeo Biasoletto, insigne botanico dignanese". E' patrimonio della CI un ricco corredo di costumi popolari originali di alto valore culturale, comprensivi di ornamenti muliebri d'oro e d'argento tramandati da secoli e documentati nel passato su numerosi testi. Sono inoltre proprieta della CI alcuni vecchi strumenti a corda usati dal gruppo folcloristico, considerato per le sue peculiarita il piu rappresentativo della CNI sul territorio.
Il sodalizio trae forte sostegno dalla sua struttura societaria creativa ed eterogenea che comprende tutte le fasce di eta e consente di realizzare le tante attivita tese a sostenere la continuita e lo sviluppo della componente autoctona locale, fortemente legata alle profonde radici di identita.
La parte operativa verrà affidata ad una società di servizi locale , già funzionante da alcuni anni nella comunità istriana.
La Croazia è entrata a far parte dell'Unione Europea dal 1° luglio di quest'anno.
Il refosco istriano
L’origine di questa varietà è molto lontana nel tempo. È noto che fa parte
di una lunga lista di vitigni autoctoni del Friuli Venezia Giulia, originario
di un’area che va dal Carso all’Istria slovena. La foglia della vite è molto
grande, rotonda e con tre lobi. La parte superiore è di colore verde scuro,
leggermente vescicolosa. Il grappolo ha forma piramidale e può raggiungere
i 20 cm e oltre. Gli acini sono di colore blu scuro, di grandezza
media, tendenti ad una forma ovale. L’epidermide è delicata e ricoperta
di una sostanza pruinosa. La polpa è tenera, acidula-neutrale.
Dal suo nome l’Istria Slovena è chiamata anche la Terra del refosco, che è stato denominato vino regale già più di 300 anni fa dal famoso vescovo di Capodistria Pavel Naldini. Questa varietà rossa autoctona dell’Istria nord-occidentale si presenta con un colore rubino intenso e intense sfumature violette, e con il suo sapore ricco, fresco e genuino è indipensabile per condire una larga varietà di piatti. Il refosco è uno fra i tre vini di prima categoria con la più alta concentrazione di antiossidanti e di altre sostanze benefiche nel mondo. Tutto ciò gli è valso il suo nome:Re (del) Fosco, ovvero re dell’oscurità.
Dal suo nome l’Istria Slovena è chiamata anche la Terra del refosco, che è stato denominato vino regale già più di 300 anni fa dal famoso vescovo di Capodistria Pavel Naldini. Questa varietà rossa autoctona dell’Istria nord-occidentale si presenta con un colore rubino intenso e intense sfumature violette, e con il suo sapore ricco, fresco e genuino è indipensabile per condire una larga varietà di piatti. Il refosco è uno fra i tre vini di prima categoria con la più alta concentrazione di antiossidanti e di altre sostanze benefiche nel mondo. Tutto ciò gli è valso il suo nome:Re (del) Fosco, ovvero re dell’oscurità.
La lombata di maiale (ombolo)
Una tra le peculiarità più importanti della gastronomia tradizionale istriana è sicuramente il cibo di maiale, altresì la macellazione e la lavorazione del maiale presso i tradizionali poderi dell’interno istriano. Da tale rito si otteneva una quindicina di prodotti tradizionali che si gustavano per diverse settimane o mesi seguenti.
Di tali prodotti oggidì se né trova sempre meno, e i più presenti tra quelli in circolazione sono la lombata (ombolo), le salsicce e la pancetta.
Zarebnjak, ombolo o žlomprt sono i nomi più comuni di questo prodotto nelle rispettive zone dell’Istria. La carne, separata dall’osso e lasciata intera, viene ricoperta con sale, pepe trittato e foglie d’alloro finemente trittate.
La carne preparata in tal modo viene poi fatta stagionare per un periodo di due, fino a tre settimane. Normalmente si serve affettato o arrostito sulla graticola, oppure in padella con un po’ di olio d’oliva.
domenica 14 luglio 2013
Valter Ferenac e il suo .... fritoin a Capodistria, in Slovenia
Valter Ferenac, ristoratore sloveno di razza e grande amico, ha appena iniziato una nuova attività.
Vicino al mercato di Capodistria,Walter ha aperto un chiosco (potremmo chiamarlo il 'fritoin'), per offrire
ai consumatori il fritto di pesce delle tradizioni.
Il buon olio istriano : una scelta accorta della materia prima ; i vini istriani di pronta beva e... voilà,
l'idea ha avuto successo !
Nel frattempo Walter ha interpretato per i giornalisti e i comunicatori ospiti, due tre cose : dal prosciutto istriano e dal pecorino di casa ad un ombolo in salsa di refosco, con prosciutto istriano e formaggio fuso.
Il tutto innaffiato da un ottimo refosco di Capodistria.
Buon sangue non si smente mai !
Vicino al mercato di Capodistria,Walter ha aperto un chiosco (potremmo chiamarlo il 'fritoin'), per offrire
ai consumatori il fritto di pesce delle tradizioni.
Il buon olio istriano : una scelta accorta della materia prima ; i vini istriani di pronta beva e... voilà,
l'idea ha avuto successo !
Nel frattempo Walter ha interpretato per i giornalisti e i comunicatori ospiti, due tre cose : dal prosciutto istriano e dal pecorino di casa ad un ombolo in salsa di refosco, con prosciutto istriano e formaggio fuso.
Il tutto innaffiato da un ottimo refosco di Capodistria.
Buon sangue non si smente mai !
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Vivere Fasana
L'impressione di Fasana come luogo di pesca è più forte nel porto, in riva, dove accanto alle barche
ed alle reti nascono i racconti delle storie di pesca e della fortuna
dei pescatori. La passeggiata fino al piccolo museo di pesca, al
mercato del pesce di Fasana, con la vista alle isole di Brioni, il
riposo sul terrazzo di uno dei ristoranti, oppure in panchina,
conversando con le onde…tutte queste sono immagini che rimangono
per sempre impresse nella memoria.
La visita alla chiesa parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano, alla chiesa romanica della Maria del Carmelo con la caratteristica loggetta, è un'occasione per conoscere il patrimonio artistico di queste parti.
In particolar modo viene evidenziato il cenacolo di Zorzi Ventura del 1598, come pure il crocifisso gotico. Ci sono anche degli affreschi del XV secolo e la statua della Madonna con il bambino risalente al quattordicesimo secolo che abbelliscono la chiesa di Maria del Carmelo.
Il Parco Nazionale di Brioni è un'oasi dell'armonia tra l'uomo e i mondi della flora e della fauna. Qui ci sono circa 700 specie vegetali e 250 specie di uccelli, mentre il mite clima mediterraneo rende questa località piacevole e salutare. Partendo da Fasana, la linea verde che vediamo dinanzi si trasforma in Brioni Maggiore, la più grande delle 14 isole. Le tracce dei dinosauri, i resti dell'antichità e dei secoli passati, le recenti opere umane, si fondono in questa località che dal 1893 conobbe periodi di prosperità ad opera del vecchio austriaco, l'industriale Paul Kupelwieser, padrone dell'isola.
Brioni, famoso luogo di riposo e di cura di massima categoria, inizia la sua fortuna salita durante il periodo dell'Austro-Ungheria e dell'Italia, diventando una destinazione di fama europea e mondiale, il tutto interroto durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Successivamente le Brioni diventeranno nuovamente famose per il maresciallo Josip Broz Tito, presidente dell'ex Jugoslavia, che vi giunse per la prima volta nel 1947 e qui ebbe la sua residenza estiva.
La consueta visita dell'isola di Brioni Maggiore inizia con il trenino turistico attraverso varie visioni di bellezze naturali: attraverso il parco safari, il castro bizantino, le villa residenziali romane nel golfo di Valcatena, insieme ad altre bellezze naturali e storiche.
Accanto al porto ed agli alberghi «Istra», «Neptun» e «Karmen» si trovano la chiesa di S. Germano del XV. secolo nella quale si trovano gli affreschi istriani e le copie dei monumenti glagolitici. Nelle vicinanze si trova l'allestimento delle scienze naturali e la mostra »Tito alle Brioni».
La visita alla chiesa parrocchiale dei SS. Cosma e Damiano, alla chiesa romanica della Maria del Carmelo con la caratteristica loggetta, è un'occasione per conoscere il patrimonio artistico di queste parti.
In particolar modo viene evidenziato il cenacolo di Zorzi Ventura del 1598, come pure il crocifisso gotico. Ci sono anche degli affreschi del XV secolo e la statua della Madonna con il bambino risalente al quattordicesimo secolo che abbelliscono la chiesa di Maria del Carmelo.
Il Parco Nazionale di Brioni è un'oasi dell'armonia tra l'uomo e i mondi della flora e della fauna. Qui ci sono circa 700 specie vegetali e 250 specie di uccelli, mentre il mite clima mediterraneo rende questa località piacevole e salutare. Partendo da Fasana, la linea verde che vediamo dinanzi si trasforma in Brioni Maggiore, la più grande delle 14 isole. Le tracce dei dinosauri, i resti dell'antichità e dei secoli passati, le recenti opere umane, si fondono in questa località che dal 1893 conobbe periodi di prosperità ad opera del vecchio austriaco, l'industriale Paul Kupelwieser, padrone dell'isola.
Brioni, famoso luogo di riposo e di cura di massima categoria, inizia la sua fortuna salita durante il periodo dell'Austro-Ungheria e dell'Italia, diventando una destinazione di fama europea e mondiale, il tutto interroto durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Successivamente le Brioni diventeranno nuovamente famose per il maresciallo Josip Broz Tito, presidente dell'ex Jugoslavia, che vi giunse per la prima volta nel 1947 e qui ebbe la sua residenza estiva.
La consueta visita dell'isola di Brioni Maggiore inizia con il trenino turistico attraverso varie visioni di bellezze naturali: attraverso il parco safari, il castro bizantino, le villa residenziali romane nel golfo di Valcatena, insieme ad altre bellezze naturali e storiche.
Accanto al porto ed agli alberghi «Istra», «Neptun» e «Karmen» si trovano la chiesa di S. Germano del XV. secolo nella quale si trovano gli affreschi istriani e le copie dei monumenti glagolitici. Nelle vicinanze si trova l'allestimento delle scienze naturali e la mostra »Tito alle Brioni».
La piccola accademia dei pescatori Sardella a Fasana
Noto per la sua limpidezza, il canale di Fasana unisce la località alle isole Brioni, e qui, sulla «terraferma» la pesca inizia ad essere presente già nel Medio evo, e lo è ancora, fino ai giorni nostri. Lungo i due moli fasanesi, nel porticciolo, fluttuano i pescherecci e le imbarcazioni, le passere e le battane che di sera salpano con le lampare, mentre di mattina, si sente lo strepitio della gente. La pesca è simbolo di comunanza familiare: ancor oggi qui vediamo le laboriose donne fasanesi che, dopo ritorno dei loro pescatori, puliscono e rassettano le reti.
Sardelle, sardoni, scombri e lanzardi… ecco i pesci più comuni nelle reti fasanesi! Questi venivano venduti alla popolazione del luogo, consegnati agli alberghi delle isole Brioni, destinati alle tavole degli ospiti mondani o alla lavorazione nella fabbrica locale; c'era anche il pesce destinato all'esportazione. Nel tragitto navale che da Pola conduceva a Trieste, le navi si fermavano a Fasana e consegnavano il pesce, le aragoste, i granchi – granzievole – per i fabbisogni della città italiana, finendo pure sulle tavole viennesi. Oggi quasi tutta l'offerta turistica qui a Fasana e Valbandon è incentrata attorno alla sardella.
La Strada delle sardelle, percorribile facilmente a piedi, col suo modo tradizionale di preparare questo pesce, soddisferà ogni ospite che potrà gustarne il sapore nei vari ristoranti e trattorie. La possibilità di assaporare questi piatti, accompagnata dalle nozioni sulle modalità di preparazione della sardella, fanno parte dell'offerta turistica e delle tradizioni del luogo, mentre i programmi annuali richiamano a dei contenuti specifici.
Nell'ambito del programma dell'Accademia dei pescatori „Sardella“, particolarmente interessante è la Scuola fasanese di salatura di questo pesce azzurro che si tiene nel mese di maggio: la quantità di pesce da utilizzare, la quantità necessaria di sale, la collocazione nei recipienti, l'olio e le spezie… tutti i segreti della straordinaria abilità dei pescatori fasanesi, a disposizione dei curiosi. In ogni caso, devono venir adeguatamente salate, e per questo motivo è necessaria la scuola.
Il mare in tavola (giugno) e Rapsodia in blu (settembre) offrono una moltitudine di ricette per preparare le sardelle, ovvero ai 100 modi; qui viene dato l'accento sulla fantasia e l'arte, quando dalla semplicità fuoriesce la ricchezza dei gusti, il tutto all'insegna del buon appetito.
La degustazione del pesce a Fasana, accompagnata dal sapore dell'olio d'oliva e da un bicchiere di vino fatto in casa, è il luogo più adatto per nuovi incontri e nozioni.
Il mare è scuola di vita: bufere e fortunali, mare aperto e ripari dalle intemperie…. Esso si rispecchia sui volti fieri dei pescatori, mentre le loro mani tessono una rete fatta di vecchie e nuove conoscenze. La Festa delle sardelle e Quello che i pescatori sanno (agosto) sono delle feste di pescatori alle quali essi, in vari modi, mostrano le abilità e l'esperienza propria della gente di mare. I pescatori espongono gli abitanti del mare, le nuove e le antiche attrezzature da pesca. Spiegano ai visitatori il modo di pescare determinati pesci, come si usano gli attrezzi, come si tessono le reti, avvolgono gli aghi…. E tutti allora diventano pescatori: bambini, turisti, e ospiti casuali.
Il mondo dei pescatori e delle tradizioni pescherecce a Fasana si rispecchia anche nelle creazioni artistiche. Qui, dove il mormorio delle onde giunge fino ai tavoli dei vicini ristoranti, lungo la passeggiata sulla riva fasanese, qui dove il mare segue il passo dei tempi andati e di quelli moderni, ecco una particolare galleria all'aperto: Il Parco delle Sardelle.
Il prosciutto istriano
L'unicità del prosciutto istriano
Questo prodotto istriano assolutamente autoctono è unico al mondo per i suoi ingredienti di qualità e per i metodi di preparazione immutati da secoli. La speciale tecnica di preparazione del prosciutto e le condizioni microclimatiche hanno come risultato un prodotto di altissima qualità. Il prosciutto istriano è protetto dalla legge e dalla provenienza geografica e può essere prodotto esclusivamente nell'interno dell'Istria ad almeno 12 chilometri di distanza dal mare.
E’ caratterizzato da un colore estremamente rosso della carne, senza il grasso tessuto adiposo sottocutaneo e da un sapore e profumo intenso. Gli animali vengono curati e nutriti in modo particolare, quindi la carne del prosciutto istriano non contiene additivi o nitrati, dannosi per la salute. A differenza di altri prosciutti crudi, il prosciutto istriano non viene affumicato, ma seccato unicamente all'aria pulita per cui non contiene pericolose sostanze cancerogene. I prosciutti trattati e essiccati vengono poi messi in salamoia nel sale marino con spezie naturali - pepe, rosmarino, alloro e aglio. Viene prodotto nel periodo invernale, a partire dai primi giorni di bora fresca, essiccato nei seguenti 5 mesi e stagionato 12 mesi.
Dove provare il prosciutto istriano
Il prosciutto istriano vi sarà offerto su quasi ogni tavola, nella casa calda della gente istriana, in molti ristoranti, taverne tradizionali e agriturismi, come inizio di ogni buon pasto, ma anche come ingrediente unico di molti piatti tradizionali.
La sua casa è considerata Tignano, proclamata il comune del prosciutto istriano, dove ogni anno si riuniscono i migliori produttori di prosciutto della regione istriana e quelli provenienti da altre parti del mondo, ma anche dove si trovano numerose produzioni di prosciutto, questa superba prelibatezza culinaria. In questa parte dell'Istria lo chiamano "vijulin”, violino, per la sua morbidezza, tenerezza, dolcezza e unicità, ma anche per il modo ti tagliarlo che deve essere accurato e delicato, come quando si suona uno strumento musicale costoso.
Il prosciutto istriano si mangia da solo, quando portandolo alla bocca si scoprono tutti i suoi gusti o in uno dei piatti tradizionali come la ‘fritaja’, frittata, omelette istriana, o si usa come aggiunta alla regina del cibo al cucchiaio – la minestra, o come farcitura di piatti di carne, a volte in aggiunta alla pasta oppure viene solo leggermente fritto sull’oro dell’olio d'oliva. Qualunque sia la combinazione che assaggerete non dimenticate di abbinarlo con alcuni degli ottimi vini istriani, completando così la vostra originale esperienza gastronomica istriana.
Il formaggio pecorino istriano
L’Istria centrale è ancora ricca di boschi e prati: inospitale per l’allevamento dei bovini, ma ideale per le più piccole, umili pecore, che per duemila anni sono state l’unica fonte di latte e carne per la gente. È stata per secoli la meta finale per i pastori che d’inverno si calavano dagli altopiani del Monte Maggiore, sferzati dalla bora, alla ricerca di pascolo sotto gli ulivi. Erano i Cici, una popolazione di origine rumena, fuggiti secoli prima davanti all’incalzare dei turchi, che parlavano una lingua di origine dacia incomprensibile anche ai croati, facevano i pastori e i carbonai, e del mare non sapevano nulla: tant’è che ancora oggi a Trieste, per dire di uno che non sa fare una cosa, si dice che “Cicio non xe per barca”.
Ancora nel 1940, si contavano ottomila pecore di razza istriana, un ceppo di origine siriana selezionatosi geneticamente nel corso dei secoli: bestia tuttofare, da lana, da carne e da latte. Ogni pecora portava un campanaccio e aveva un nome: Zelenka, Pika, Skaba, Roska… Non poteva mancare il cane, un “sarplaninac” dal pelo giallognolo, di taglia bassa e le orecchie pendule. Un altro frutto della selezione millenaria, di cui è andata persa ogni traccia: del resto dei seimila “Cici” censiti fra le due guerre ne sono rimasti sì e no 700, con un’età media di 65 anni. Ecco perchè il pecorino istriano è diventato una rarità che però, per fortuna, qualche volonteroso e lungimirante allevatore produce ancora, senza bisogno di condurre la vita nomade del pastore di un secolo fa.
Il pecorino viene prodotto dai primi di febbraio a ottobre. Non si va oltre per non sfruttare troppo le amate pecore e le si lascia in pace nell’ovile, a prepararsi per il parto primaverile. In tutto,si tratta di 9 mesi di produzione. Il pecorino,inoltre, si fa col caglio e il sale. E se tutto va come dovrebbe, il risultato è unico: un formaggio che si scioglie in bocca sviluppando tutti i profumi del pascolo istriano, ricco di piante e erbe aromatiche, specialmente se a giugno si riesce a trovare il pecorino prodotto col latte munto in aprile, il più profumato. La produzione del pecorino è piuttosto un lavoraccio che si fa più per passione che per guadagno.Un “cugno” di pecorino istriano, formaggio dolce, si accosta per contrasto molto bene col vino Terrano con alto grado di acidità, ma vanno altrettanto bene la Malvasia istriana. Se poi al formaggio viene abbinato pane di campagna, non più fresco, che abbia maturato una punta di acido, i contrasti tra i singoli cibi e le bevande faranno reciprocamente risaltare le loro rispettive principali caratteristiche. Insomma, sentirete in bocca i profumi della campagna istriana, gli stessi di un secolo fa! Il formaggio è frutto di una lunga e laboriosa preparazione.
Dopo la mungitura, il latte viene trasportato nei luoghi di lavorazione, filtrato per togliere le eventuali impurità e lasciato riposare per sviluppare la flora microbatterica.
Successivamente il latte (tranne per la preparazione dei formaggi a latte crudo) viene messo in grandi caldaie e portato alla temperatura desiderata.
Quindi al latte, crudo o pastorizzato, intero o scremato (parzialmente o totalmente) viene aggiunto il caglio: questa sostanza naturale può essere di origine animale – cioè i succhi gastrici degli stomaci (abomasi) dei mammiferi lattanti (bovini, ovini, caprini) – oppure vegetale – cioè il succo o lattice di alcune piante (cardo, fico, carciofo). Il caglio provoca un’acidificazione, il coagulamento del latte che prende il nome di cagliata e, per fare in modo che sia uniforme, il latte viene sempre tenuto in movimento mescolandolo con una speciale pala detta rotella. Trascorso il tempo necessario si passa alla rottura della cagliata cioè della massa compatta che si è formata in superficie, prima con un grosso coltello e poi con due strumenti: lo spino o la lira.
La cagliata continua ad essere rotta fino ad ottenere dei granelli di grandezze diverse a seconda del tipo di formaggio che si vuole produrre.
La cagliata così ottenuta viene raccolta in teli per darle una porzionatura iniziale, fatta scolare dal siero in eccesso e messa negli stampi o fascere.
Questi stampi vengono posti su piani leggermente inclinati per favorire l’eliminazione del siero. Si passa poi alla salatura delle forme così ottenute, dopodichè il formaggio viene posto a maturare in luoghi idonei. Qui le forme vengono quotidianamente controllate e girate e, quando è giunto il momento, posto in commercio.
Prodotti caseari contengono in parte gli stessi principi nutritivi del latte. Un altro minerale abbondantemente contenuto nei formaggi è il fosforo importante per la formazione delle ossa e dei denti. Vi sono poi contenuti altri minerali e oligoelementi importanti tra cui magnesio e zinco.”(Classe III Ginnasio Generale Scuola Media Superiore Italiana Fiume ).
Un salto alla gostionica Kod Kancelira a Valle d'Istria
Una visita gustosa alla Gostionica Kod Kancelira a Valle d'Istria, con il Presidente della Comunità degli Italiani,Rosanna Bernè, il direttore dell'Ente per il Turismo,Sandro Mitton, e il presidente del Cenacolo dell'Istria di Dignano,Ennio Forlani, ha deliziato i palati dei giornalisti dell'Associazione l'Altratavola.
Dagli assaggi di prosciutto e pecorino istriani, ai maccheroncini interpretati con i porcini freschi (prima proposta) e con un ragù di carne di selvaggina, è stato un susseguirsi di emozioni 'forti'.
A dire il vero i maccheroncini, nella tradizione locale, vengono chiamati 'sputacchi', per via del rapido gesto
che portava l'avvolgimento ( per sfregatura nella gamba) a terminare con una leggera passata sulle labbra.
Potenza della storia!
Telefono: +385 (0)52 824 445
Fax: +385 (0)52 824 310
Orario di lavoro: 11:00 - 23:00 h
Dagli assaggi di prosciutto e pecorino istriani, ai maccheroncini interpretati con i porcini freschi (prima proposta) e con un ragù di carne di selvaggina, è stato un susseguirsi di emozioni 'forti'.
A dire il vero i maccheroncini, nella tradizione locale, vengono chiamati 'sputacchi', per via del rapido gesto
che portava l'avvolgimento ( per sfregatura nella gamba) a terminare con una leggera passata sulle labbra.
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Dignano : la storia
Dignano,
abitato cittadino dell' Istria sud-occidentale a 11,7 km da Pola,
posto a 135 m di altitudine, è una terra di antiche tradizioni sorta
sulla scia dei castellieri preistorici presenti sull' ampio
territorio da tempi remotissimi.
Dignano
è una città cresciuta e conservatasi a lungo con le sue
caratteristiche peculiari di abitato urbano-rurale dio tipo
medioevale, giunto al nostro tempo con l' impronta dell' uomo che ci
è vissuto. Il suo ampio territorio disseminato di casite
(caratterici ripari
nei campi), nella geometria delle masiere
(muri a secco delimitanti le proprietà), è testimone di un
millenario passato agricolo degli abitanti, dediti soprattutto alla
coltura dell' olivo e della vite come base del proprio benessere
personale.
Sorta
leggendariamente dall' unione di sette ville facenti parte dell' agro
colonico di Pola, Dignano e' nota ancora in apoca romana come Vicus
Attinianum e viene
citata dalle fonti storiche già nel 932 al tempo del doge Pietro
Candiano, al quale le città istriane donavano anfore di buon
vino (in cambio di
protezione). La città ha conservato all' interno del centro storico
il suo aspetto medioevale con cmpielli e strette calli irregolari
incuneate tra le case, con selciati e facciate di pietra lavorata,
con le antiche contrade che mostrano ancora forte la presenza degli
stili gotico-veneziano, rinascimentale e barocco e con le numerose
chiese spiritualmente ricche di memoria e di opere. Tra queste, in
Cittavecchia, la chiesa di San Giacomo delle Trisiere, già elevata a
parrocchia nel 1212, testimone di importanti eventi storici tra cui
la firma della pace con Pola nel 1331 e la compilazione del rinnovato
Statuto municipale del 1492.
Tutto
respira ancora di passato nelle contrade di Dignano: dal gotico
palazzo dei conti Bettica ai numerosi stemmi e ai mascheroni presenti
sulle facciate degli edifici, dagli ornati dei ferri battuti alle
cisterne, alle porte di legno intagliato dei palazzi importanti all'
elegante chiesa del Carmine (1630).
La
grande piazza del Popolo, al centro della città, delimita il sito
memoriale di un antico castello turrito eretto probabilmente nel IV o
V secolo e demolito nel 1808. Circondano la piazza palazzi importanti
come il Municipio neogotico, casa Benussi, casa Bembo e palazzo
Bradamante, con la facciata abbellita dall' alzato dell'orologio
pubblico e dall' elegante trifora.
Altra piazza importante e frequentatissima quella del Duomo di
San Biagio, la parrocchiale sorta sull' area di una precedente chiesa
preromanica demolita nel 1781. Il Duomo monumentale consacrato nel
1800, conserva numerose opere di valore artistico e culturale, come
la custodia in bassorilievo del 1451, sculture lignee e dipinti che
vanno dal XIV al XVIII secolo, opere di grandi artisti come Paolo
Veneziano, Jacopo Contarini, Jacobello del Fiore, Lazzaro Bastiani,
Gaetano Grezler, Avenerio Trevisan, Antonio Dalla Zonca e altri.
Grandi particolarità della collezione di arte sacra
sono le numerose reliquie e i Corpi Santi incorrotti, i reliquiari di
Murano, gli arredi sacri e i preziosi libri antichi.
Importanti, per gli affreschi che contengono, anche le
chiese circostanti di Santa Margherita (XII sec.) della Madonna
Traversa (XIII sec), di San Quirino (VI sec) e di Santa Fosca (IX
sec) meta attuale di pellegrinaggio.
Dignano
che conta 3678 abitanti, ha tuttora una forte presenza di popolazione
autoctona dalle radici millenarie - i
bumbari –
popolazione che tramanda il suo dialetto istroromanzo e l'
istroveneto nonchè, attraverso un ricco folclore locale, i preziosi
policromi costumi, le acconciature ornate, le secolari tradizioni
di canti e di
danze, di festeggiamenti.
Dignano è quindi l' esempio di un centro comunale di
impronta turistico-culturale bilingue e di popolazione eterogenea;
comprende gli abitati di Gallesano, Peroi, Barbariga e Gaiano con un
totale di 6.144 abitanti, dediti prevalentemente all' industria, all'
agricoltura, al turismo e al commercio. Rinomata per ottimi vini e
pregiato olio di oliva di tradizione secolare, Dignano è situata
sull' incrocio delle magistrali Trieste – Pola e Fiume/Pisino –
Pola; è crocevia delle viabili regionali per Fasana, Gallesano e
Barbana; oltrechè dalla linea ferroviaria Divaccia – Pola.
Lo sviluppo urbanistico della città si estende a
raggiera nella periferia, senza deturpare la siluette dell'
agglomerato di case sovrastate dal Campanile, il più alto dell'
Istria.
Duomo di San Biagio
Basilica
a tre navate in stile neobarocco la cui costruzione e' iniziata nel
1761 e finita nel 1800 quando e' stata consacrata. E' la chiesa piu'
grande dell'Istria lunga 56,20 m larga 31,60 e alla cupola raggiunge
i 25 m di altezza. Imponente il campanile di 60 m pure il piu' alto
in Istria innalzato nel 1815. Sulla facciata si ergono 5 statue: la
piu' alta di San Biagio tra gli altri due protettori di Dignano San
Lorenzo e San Quirino con ancora lateralmente San Pietro e San Paolo.
L'interno e' diviso con arcate a ad arco su imponenti pilastri,
riccamente arredato con 9 altari in marmi policromi e figure di santi
di grande valore artistico. La collezione di arte sacra, di
inestimabile valore, dispone di 730 opere e pezzi dal V fino al XIX
secolo. L' attrazione maggiore e' rappresentata dalla collezione di
corpi santi (S. Leone Bembo, S. Nicolosa Bursa e S. Giovanni Olini)
delle parti di corpi (S. Sebastiano e S. Barbara) e di 350 reliquie
di 250 santi.
Chiesa di S.ta Fosca
Situata su un'antica via romana presso l'insediamento di Valmadorso e' l'unica basilica medievale rimasta in piedi delle sette basiliche paleocristiane del territorio. I Templari vi sostavano nei loro viaggi in Terra Santa ed e' rimasta tuttora meta di pellegrinaggi dato che dal santuario si irradia un misticismo e un'energia travolgenti. L'edificio si compone di due spazi: la chiesa vera e propria datata nel VI – VII secolo, a tre navate suddivise da pilastri con capitelli di pregiata fattura; e l'antistante loggia aggiunta nel XVI secolo per accogliere la moltitudine di pellegrini che venivano da ogni parte. Il tempio offre affreschi del XII sec. Tra i piu' antichi in Istria. Ogni anno la domenica dopo il 13 febbraio (sfesta di S.Fosca), per un'antica tradizione tramandata, la gente di Dignano vi compie, per devozione, un pellegrinaggio. Dopo la messa le famiglie sparse sull'ampio sagrato consumano il pranzo che con canti e allegria si protrae fino al crepuscolo.
Palazzo
Bettica - Museo di Dignano
Complesso
della famiglia dei conti Bettica ( XIII sec.) e' caratterizzato da
due epoche stilistiche architettoniche: il gotico veneziano dell'
edificio centrale e il rinascimentale nella parte laterale e del
cortile con cisterna (datata 1520) con fregi e stemma. Attualmente e'
sede del museo cittadino e raccoglie al pianterreno resti delle
basiliche paleocristiane del circondario, al primo piano la
pinacoteca e al secondo e' tuttora in allestimento la parte
etnografica di Dignano.
Il
centro storico
Riporta
le caratteristiche comuni alla maggioranza dei centri medievali per
lo piu costruiti su alture, che pur non essendo qua, particolarmente
accentuate si erge comunque ad un'altezza di 135 metri sul livello
del mare. Questa posizione molto ventilata ha permesso alla
popolazione di non essere totalmente spazzata via dalle pestilenze
dell'epoca, e dunque la gente ha potuto svilupprae ed erigere un
abitato dalle caratteristiche prettamente urbane per l'epoca. Le
viuzze del centro storico sono caratterizzate da volti, campielli,
piazzette, ballatoi, passaggi, sottoporteghi ecc. che creano un
intricato complesso architettonico molto suggestivo che nei tempi
passati circondavano l'antico castello situato nell'odierna piazza
centrale e demolito nel 1808.
Casite
e masiere
Tutto
il circondario di Dignano e' caratterizzato da un architettura rurale
particolare fatta con pietra a secco e cioe' dalle «masiere» ossia
i muretti che delimitano i campi e possedimenti e dalle
caratteristiche «casite» ovvero le piccole costruzioni sparse per i
campi che fungevano da riparo ai contadini. Molto pittoresco e' il
risultato finale che fa risaltare il bianco della pietra istriana sul
rosso della terra e sul verde delle colture. Le masiere ricalcano in
parte le vecchie centurie del periodo romano e viste dall'alto del
campanile, danno l'impressione di merletti e centrini ricamati da
mani invisibili. Di casite rimaste c'e ne restano circa 2-3 mila
delle 5-6 mila in origine, e attualmente il comune ogni anno
arganizza dei laboratori per il loro recupero e salvaguardia.
DIGNANO – CENTRO DELL' EXTRAVERGINE
«...cinta di vite e olivo
ride col verde clivo
guarda l' Adriaco mar...» ( 1 )
Dignano come principale centro agricolo dell'agro polese e' dai tempi
piu remoti conosciuto, e cosa piu' importante riconosciuto come la
punta di diamante dell'olio extravergine di oliva in Istria. La
coltivazione dell'olivo inizia prima del periodo romano e
probabilmente e' stata introdotta dai greci che navigarono in questi
lidi (come racconta la leggenda di Giasone e degli Argonauti).
Di quel periodo purtroppo non abbiamo prove certe e concrete, come
invece risulta dai molteplici reperti archeologici del periodo romano
giunti fino a noi e dai quali si evince la grande produzione e la
cura dedicate a questo particolare prodotto. Lo si deduce anche dalla
concentrazione di ville romane con annesse presse, vasche di
decantazione, cisterne per l'acqua calda e fredda, grosse macine di
pietra, recipienti di pietra per immagazzinare l'olio, eppoi ancora
di siti, in quel di Fasana, di fabbriche di anfore con tanto di
stemmi e sigilli a comprovarne l'origine.
Tutti questi ritrovamenti sul territorio dignanese, distribuiti
soprattutto sulla costa da Puntisella a Barbariga, dimostrano che
questa era sicuramente la zona dell' eccellenza in Istria per la
coltivazione e la produzione di olio d'oliva . E' da pensare che
tutte le varie citazioni di quel tempo, sulla bonta' dell'olio
istriano, si riferissero appunto a quello di questa zona in
particolare, almeno noi ne abbiamo tutto l'interesse a supportarle e
comodamente farcene vanto. Della qualita' di questo olio abbiamo
tracce scritte pervenute fino a noi come per esempio quelle del
poeta Marco Valerio Marziale che lo innalza, nel libro XII epigrafo
64, sopra tutti gli olii dell'Italia: «Uncto Corduba laetior
Venafro / Histria nec minus absoluta testa» (2) / Cordoba che
sei piu' fertile dell'oleosa Venafro, non inferiore dell'assoluto
primato dell'olio in anfora dell' Istria /.
Plinio il Vecchio scrive che l'olio dell'Istria e' il terzo migliore
olio di tutto l' Impero (3) ed e' particolarmente usato a tavola da
imperatori e senatori; Galeno, nel libro X cap.16 Methodi medendi
(4), loda l'olio istriano, probabilmente non solo per uso
alimentare essendo lui, con Ippocrate, uno dei piu' grandi medici ed
erboristi dell' antichita'. Apicio nel suo «De re coquinaria»
parla addirittura di ricette per adulterare l'olio e da quello
scadente spagnolo trasformarlo in pregiato olio istriano con aggiunta
di erbe e radici tritate (5).
- Del Ton Giuseppe, A Dignano – inno alla citta' natale
- Tommasini Filippo, Commentari storico-geografici della Provincia dell'Istria, Circolo di cultura istro-veneta «Istria», Trieste 2005
- Plinio Lib.XV cap.2 Principatuim in hoc quoque bono obtinuit Italia toto orbe, maxime agro venafro eiusq. parte quae licinianum fundit oleum, e nell'istesso luogo Baeticum, et histrum inter se pari certare laude affirmat. Pro Baetico. (Tommasini, op.cit pag 105)
- Tommasini, op.cit. pag. 105
- Mueller Tom, Slippery business -the trade in adultered olive oil, The New Yorker,
New York 2007. L' americano Tom Mueller indagando sulle frodi e
contraffazioni dell' olio extravergine esportato in America cita
Apicio, che fu un raccoglitore di ricette e di metodi per la
preparazione dei cibi nonche' della loro conservazione. Gia'
nell'antica Roma dunque, si adulterava l'olio, ma fatto per noi
importante e' che lo vendessero per olio istriano a prova della sua
qualita' e bonta'.
_____________________________________________________________________
Piu tardi Cassiodoro nel 537 d.c. scrive di splendide ville romane
(foto 1) che giacevano come perle lungo la costa: « fortuna ai
mediocri, delizia ai ricchi, ornamento dell'impero, dell'Italia, ove
imperatori e patrizi romani si rtiravano a godere vita degli Dei» e
indica piu avanti la zona di Barbariga come centro piu
grande di produzione olearia di ottima qualita' di tutta l'Istria.
(6)
In seguito ad un periodo alquanto buio del Medio Evo sotto il
dominio del Patriarca di Aquileia, nel 1330 Dignano si erge a comune
indipendente e, dopo che Pola si diede a Venezia, anch'esso si
sottrae ai patriarchi per sottomettersi alla Serenissima. Da quel
momento inizia un rapido sviluppo del territorio come riportano le
relazioni al Senato e cosi' «nel 1388 la terra di Dignano, cresciuta
di popolo e di agiatezza ... si costituisce in Comunita' indipendente
con propri Statuti, Consiglio e Podesta'» , poi nell' ultimo Statuto
del 1492 nel capitolo XXXXVI sono elencati tutti i dazi da pagare in
olio , nel 1583 e' «Castello florido e popolatissimo di tutta
l'Istria» ( Realazioni Senato, Marin Malipiero) e un secolo piu
tardi (1669) il doge Agostin Barbarigo scriveva: « Dignan ... e'
soli 7 miglia lontano da Puola e' luogo bellissimo posto in un piano
il piu' fertile di tutta la Provintia e ripieno di habitanti, con
gente civile, et ha qualche somiglianza con le terre della
Lombardia; produce il territorio gran quantita' di vini, di biave,
d'ogli e altri frutti che servono al sostenimento dei Popoli».
(7)
Dagli
scritti del vescovo di Cittanova Filippo Tommasini nei suoi
«Commentari storico-geografici della provincia dell'Istria»
leggiamo:» ...che dell'olio si cava un grandissimo denaro di
ciascun luogo d'Istria e non era mercanzia piu' stimata che
questa in tutta la provincia...» e poi ancora nelle
«Memorie sacre e profane dell'Istria» di Prospero Petronio del 1681
( foto 2)si riprendono i cenni sull'olio di olivo la cui produzione
e' estesa a tutta l'Istria e addirittura vi si spiegano le varie
tecniche di estrazione usate.
Questo
lungo preambolo non vuole ripetere argomenti trattati in questo libro
da autori molto piu' autorevoli e tanto meno ha qualche pretesa
storiografica, serve solo allo scopo di inquadrare e introdurre
l'argomento del titolo e cioe' di creare un supporto e una base per
dare a Dignano una dimensione e un' immagine incentrata sulla
coltivazione dell'olivo e dunque ad un possibile uso turistico di
questo prodotto unico nel suo genere.
Da non
dimenticare che l'olio di oliva e' l'unico che si estrae dalla polpa
di un frutto e non dal seme ed e' l'unico che si estrae con semplice
pressatura senza additivi o procedure di raffinazione di vario
genere. Gia' questo la dice lunga e cioe' che si tratta di un
prodotto naturale di prim'ordine, di un alimento dal grande valore
calorico ma dalle caratteristiche nutritive e mediche uniche e che lo
vedono adatto e consigliabile per qualsiasi eta'. Non per niente
dunque, esso rappresenta uno dei costituenti piu' importanti della
dieta mediterranea ed e' considerato uno dei principali fattori
protettivi della salute per il suo contenuto di acido grasso
monoisnaturo (acido oleico) che abbassa il livello di colesterolo,
di polifenoli e tocofenoli che svolgono un'azione antiossidante e
antidegenerativa dei tessuti ( 8 ). La cucina istriana, i cui
ingredienti sono la base della dieta mediterranea, e' da considerare
senza ombra di dubbio una delle piu' sane ed apprezzate.
6. Gioseffi L. – Gragnato M., Anfiteatri, Cortella Poligrafica,
Verona 2006
7. Radossi G., Introduzione allo Statuto di Dignano, Collana
«Atti» Volume I, Centro
di ricerche storiche – Rovigno 1970
8. Žužić I. – Giusti A.M. – Cannella C., Tekuće zeleno zlato
Istre, Tar/Torre 2003
Dignano e il suo territorio si sono da sempre imposti oltre che per
la qualita' del suo olio, tanto che bastava dire si trattasse di «oio
de Dignan» che non occorrevano altre garanzie ma era di per se'
un marchio di qualita', anche per essere all'avanguardia nella
tecnologia di estrazione e commercializzazione: ai primi anni del
1800 la famiglia Marchesi costrui' il primo oleificio a vapore, nel
1848 lo rimpiazzo' con un'altro piu' moderno e a fine secolo quando
costruirono la prima cabina di trasformazione elettrica si comincio'
ad usare la corrente elettrica nell'oleificio (foto 3). A quel tempo
l' oleificio faceva anche servizio a domicilio e ti portava l'olio a
casa come si vede nella fotografia dei primi del novecento che mostra
i «torcieri» (portatori di olio) «Menigo Muscolin» (Domenico
Vellico) e «Stroupa» (Gropuzzo) col «baio» (barile) in spalla
(foto 4).
In seguito pero' al tragico esodo, dopo la II Guerra mondiale, la
maggior parte degli oliveti e' stata abbandonata e la produzione di
olio e' praticamente crollata. Dagli anni 80 c'e' stata una prima
consistente ripresa per merito dell' azienda «Agroprodukt» che ha
piantato a olivi cca 50 ha e poi, a partire dal 1995 con la prima
rassegna dell' olio di oliva, organizzata dalla Comunita' turistica
di Dignano, e' iniziata una inarrestabile corsa al migliore olio
extravergine di oliva. Dopo un periodo iniziale quando si dovevano
pregare i vari produttori per poter avere dei campioni da analizzare
con, nota bene, tutto spesato dalla Comunita' turistica, si e'
scatenata una vera e propria competizone , prima tra i dignanesi e
poi allargandosi a tutto il circondario fino a coinvolgere tutta la
nostra Regione.
Di anno in anno siamo stati testimoni di una crescita della qualita'
del nostro olio che probabilmente nessuno si sarebbe aspettato,
raggiungendo traguardi di assoluta eccellenza con gradi di acidita'
media da 0,10 a 0,25 %. E' un fatto questo che riempie di orgoglio
specialmente noi dell' ente turistico che abbiamo avuto l'intuizione
giusta per ridare a Dignano il primato dell'extravergine migliore sia
in Istria e in Croazia che a livello internazionale come attestano i
molti titoli vinti nelle varie manifestazioni olearie: Dignano,
Parenzo, Crasizza, Cherso, Punat, Spalato, Cordoba (Spagna), Bari,
Roma e Verona.
Il fatto di avere uno dei migliori extravergini ci pone in una
posizione di grande visibilita' e notorieta' e per Dignano si tratta
di un momento di gloria da monetizzare in tutti i sensi e in primis
nel settore turistico. Come attivita' promozionali siamo stati i
primi ad organizzare visite guidate nell' oliveto con dimostrazione
della raccolta delle olive, con inclusa una merenda tipica tra gli
olivi seguita da degustazioni sempre guidate da esperti come
l'ingegnere agronomo Edi Družetić. Purtroppo a Dignano non
disponiamo ancora di strutture ricettive e alberghiere con capacita'
di un certo livello e dunque i flussi turistici dei gruppi sono
indirizzati in altre localita' turistiche piu comode e vicine agli
impianti da visitare.
Molto importante sarebbe avere un panel tutto nostro sempre attivo e
aggiornato, non solo per il controllo continuo dell'olio che deve
rimanere ai massimi vertici e senza possibilita' di contraffazione
alcuna, ma anche per attirare produttori da altre zone e creare qui
il polo dell'olio piu' importante dell'Alto Adriatico. Collegata a
quanto sopra si impone pure la ricerca scientifica sulle peculiarita'
e sulla genetica dei vari cultivar e di conseguenza la creazione di
un centro o istituto specifico specializzato anche in produzione di
piantine esclusivamente delle nostre specie: busa maschio e femmina,
carbonassa, rovignesa o rossignola , murasola, sisolera e bianchera.
Oltre ad assicurare nuovi posti di lavoro per i nostri laureandi,
disponendo di strutture del genere si potrebbero facilmente
organizzare simposi e congressi, scambi di studenti e stage per
studiosi, visite di gruppo di scuole agrarie, produttori e
cooperative.
Uno dei settori che puo' e deve crescere e' soprattutto l'apertura
sia di nuovi oleifici, in seguito all' aumento degli oliveti, che di
nuove sale di degustazione dove assaggiare le nostre varieta' di
olio, da includere nelle strade dell'olio della regione istriana.
Il fatto di avere una concentrazione di produzione di olio e di
servizi affini, non puo' che aumentare l'importanza di Dignano ma
gli impone pure di premunirsi di una adeguata rete di servizi di
ospitalita' turistica in previsione di una ricaduta turistica che
inevitabilmente succede quando si offre la qualita' della vita.
Alle tradizionali Rassegne dell'olio in aprile e alle Giornate
dell'olio novello in novembre di ogni anno, si devono aggiungere
nuove, originali e intriganti iniziative nei piu' disparati campi:
- gastronomiche ( gare gastronomiche basate sull'olio: ogni trattoria e ristorante dovrebbe realizzare un proprio menu originale oltre ad avere una carta degli oli)
- culturali (circuito di visita alle ville romane ed antichi oleifici; esposizioni, mostre e installazioni tematiche di pittura, fotografia e altro )
- medicinali (conferenze sugli effetti dell'olio per l'apparato cardiocircolatorio o gastrointestinale o in dermatologia)
- della cosmesi e del benessere (produzione di saponi, shampoo e detergenti vari per il corpo; massaggi con l'olio e trattamenti della pelle)
- naturalisico-paesaggistiche (percorsi trekking tra gli oliveti costeggiando masere arrivando alle casite, passando vicino ai resti delle vecchie basiliche)
- oggettistica ( creazione di botteghe e gallerie con souvenir realizzati con legno di olivo come portachiavi, bracciali ecc., fruttiere e soprammobili, altri elementi ornametali di arredamento per interni, corsi e dimostrazioni per turisti di lavorazione di questi oggetti)
- etnografico-museali ( creazione di un centro espositivo degli arnesi e delle tradizioni contadine nella produzione di olio)
L' indotto, che dal settore oleario puo' scaturire, rappresenta
senza dubbio un affare enorme per tutto il territorio oltre alle
gia' menzionate possibili attivita' in campo turistico. Così deve
tener conto anche della presentazione e promozione di questo olio che
e' e deve rimanere di nicchia e dunque dotarsi di strumenti adatti
alla sua commercializzazione.
Tra le proposte della Comunita' turistica di Dignano due ci sembrano
oltremodo importanti: la prima e' l' adozione di una bottiglia
originale e unica da essere riconoscibile ed inconfodibile tra tutte
quelle finora in commercio in modo che sia subito chiaro fin dal
primo colpo d'occhio che in quella bottiglia c'è olio del Dignanese
e l' idea concretizzata dallo scultore Saša Matijašić ne e' un
valido esempio (foto 5); la seconda si riferisce alla creazione di un
marchio tutto dignanese (o Bumbaro) di originalita' e provenienza e
che il sunnominato panel puo' convalidare.
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Hugues C.,
Elaiografia istriana, Edizioni Ceres Zagreb/Zagabria 1999; con
illustrazioni di Giulio de Franceschi
Il fatto di certificare e garantire che si tratta di «oio de
Dignan» fatto con olive autoctone come la Busa maschio e
femmina e la Carbonassa, varieta' dignanesi di origine
controllata come documentato da Carlo Hugues nella sua
«Elaiografia istriana» (7), puo' solo farne lievitare il valore e
incrementarne la richiesta. Auspichiamo qui a velocizzare la
costruzione a Dignano della prevista nuova sede fieristica della
Regione istriana che potra' dare nuovo vigore e importanza a tutto il
territorio data la possibilita' di organizzare manifetazioni di
livello internazionale.
Dignano,
che non a caso ha per patrono San Biagio, protettore della gola, che
unge con l'olio d'oliva, deve senz'altro proseguire in questa sua
millenaria tradizione di eccellenza olearia adottando di volta in
volta tutte le possibili soluzioni per mantenersi ai vertici nella
produzione tra i migliori extravergini a livello mondiale divenendo
un brand
come Citta' dell'olio che richiami clienti, studiosi, turisti e
curiosi in questa terra unica e meravigliosa i cui abitanti, per
tradizione popolare usano cantare : « se ti savisi el ben che mi te
voio
mi te magnasi el cor frito nel oio «
Ennio
Forlani
Altre opere
consultate:
- Alberi
D., Istria: storia ,arte, cultura...», Lint editore, Trieste 1988
- Petronio
Prospero, Memorie sacre e profane dell' Istria, Trieste 1968
- Škarica B.- Žužić I.- Bonifačić M., Maslina i maslinovo ulje
visoke kakvoće u Hrvatskoj, Tipograf d.d., Rijeka/Fiume 1996.
- Autori vari, Lungo i sentieri tradizionali alla riscoperta degli
antichi sapori, Agromin, Capodistria 2007
In Istria il segretariato internazionale dei Borghi Europei del gusto
Il Cenacolo del Gusto dell'Istria dal 15 luglio 2013 ha assunto il coordinamento della segreteria della rete dei borghi europei del gusto, con sede a Dignano (Croazia), per almeno un biennio.
La parte operativa verrà affidata ad una società di servizi locale (Alfa doo), già funzionante da alcuni anni nella comunità istriana.
La Croazia è entrata a far parte dell'Unione Europea dal 1° luglio di quest'anno.
La parte operativa verrà affidata ad una società di servizi locale (Alfa doo), già funzionante da alcuni anni nella comunità istriana.
La Croazia è entrata a far parte dell'Unione Europea dal 1° luglio di quest'anno.
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